Quale è lo scopo principale della cornice? Proteggere e preservare l’integrità del quadro oppure costituire un oggetto d’arredamento? L’incorniciatura conservativa dà maggiore importanza alla conservazione.
Oltre al presente articolo, la Rinaldin ha realizzato anche una serie di 14 video riguardanti l'incorniciatura conservativa, che potete vedere cliccando qui.
Da alcuni anni nel campo delle cornici si sente parlare di fattore pH, di acid-free, ecc. L’articolo si propone di spiegare questi termini e, più in generale, che cosa si intende per “incorniciatura conservativa”. Questa espressione, che è la traduzione letterale del termine inglese “conservation framing”, indica i metodi, le regole, le tecniche e i materiali da utilizzare per incorniciare quadri su carta di elevato valore artistico, storico o affettivo per i quali la cornice deve avere come scopo principale la protezione e la conservazione in un lunghissimo arco di tempo. La funzione decorativa della cornice passa così in secondo piano, anche se il risultato ideale dell’operazione sarebbe quello di conciliare la finalità conservativa con l’aspetto estetico.
L’incorniciatura conservativa dovrebbe riguardare stampe antiche, documenti storici, litografie, serigrafie, incisioni, acquerelli e disegni d’autore, ecc. A questo elenco si deve aggiungere qualsiasi quadro su carta a cui il cliente attribuisce un particolare valore sentimentale o affettivo, come fotografie di famiglia, disegni dei propri cari, onorificenze, pagine di giornali, ecc.
Bisogna precisare innanzitutto che la decisione di scegliere tra una incorniciatura conservativa ed una tradizionale spetta al cliente. Il corniciaio sarà sempre disponibile a dare il suo parere tecnico e il suo consiglio e, comunque, per ragioni di etica professionale, dovrebbe declinare l’incarico di eseguire una incorniciatura non conservativa su opere di riconosciuto valore storico o artistico.
Il fattore pH
Chi ha qualche reminiscenza scolastica della chimica ricorda che l’acidità è il contrario di alcalinità. L’acidità e l’alcalinità di un materiale vengono misurate su una scala che va da 0 a 14 e che si chiama scala pH. Il valore pH di una sostanza viene comunemente chiamato fattore pH. Questo simbolo rappresenta il potenziale di idrogeno presente in una sostanza: se un materiale ha il pH zero è completamente acido, se ha il pH 14 è completamente alcalino; se ha un pH intermedio (attorno al 7) significa che è ha un pH neutro.
1 - 2 - 3 - 4 - 5 | 6 - 7 - 8 - 9 - 10 | 11 - 12 - 13 - 14 |
ACIDO | NEUTRO | ALCALINO |
Il tradizionale sistema di misurazione del fattore pH attraverso la cartina di tornasole è ora soppiantato da sistemi più precisi, che per mezzo di misuratori elettronici danno risultati molto più esatti.
Ma tutto questo che cosa ha a che fare con quadri e cornici? Acidità, alcalinità e fattore pH riguardano da vicino la carta su cui sono eseguiti i quadri da incorniciare. La carta, infatti, è costituita da fibre di cellulosa, che possono alterarsi facilmente fino a rompersi in condizioni di acidità.
Il primo effetto dell’acidità è l’ingiallimento della carta. Prendete per esempio un giornale e lasciatelo al sole per qualche giorno e vedrete che la carta tenderà progressivamente ad ingiallirsi fino a diventare scura. Successivamente, poiché l’acido tenderà a rompere le molecole della cellulosa nei punti più deboli e in particolare nelle pieghe, la carta tenderà a sbriciolarsi riducendosi in polvere. Questa è la fine che potrebbe toccare alle stampe antiche.
Nel caso del giornale l’acidità è insita nel materiale stesso, per altri casi può dipendere da diversi fattori e cioè:
- inquinamento atmosferico
- inchiostri, colori, vernici, colle, adesivi applicati sulla carta
- contatto con altri materiali acidi.
Infine anche il corniciaio può essere direttamente chiamato in causa. L’acidità, infatti, può essere trasmessa alla carta dal contatto con i materiali di cui è fatta la cornice (cartone di supporto, passepartout, nastri adesivi, il legno stesso della cornice, ecc.). La caratteristica degli acidi è infatti quella di migrare verso i materiali adiacenti e la migrazione può avvenire sia in superficie che in profondità. Provate a lasciar cadere una goccia di aceto in un libro e chiudetelo: dopo qualche giorno noterete che la macchia si è trasmessa anche sulle pagine più vicine.
Vi sarà certamente capitato di disfare una vecchia cornice con un passepartout di cartone e di notare, lungo il bordo della finestra del passepartout, che la carta del quadro era più scura. Ebbene la differenza di colore non era causata dalla sporcizia, ma dalla migrazione degli acidi del passepartout sulla carta del quadro. Quella linea scura era il segnale evidente che in quel punto gli acidi avevano cominciato a corrodere le fibre di cellulosa.
I danni della carta
Quando un cliente porta dal corniciaio una stampa antica o un qualunque quadro di valore artistico su carta (che d’ora in poi per semplicità chiameremo stampa), bisognerebbe subito esaminarne le condizioni ed annotare tutti i difetti sulla bolla che viene compilata in copia (una per noi e una per il cliente). Ciò serve sia per documentare le condizioni della stampa che per salvaguardare la nostra responsabilità. Il corniciaio dovrebbe essere quindi in grado di identificare gli eventuali danni subiti dalla stampa e conoscerne le cause, anche se non sempre può essere in grado di ripararli (a meno che non si tratti di un esperto in restauro di opere d’arte su carta). In questo caso, perciò, il corniciaio dovrebbe consigliare il proprio cliente di rivolgersi ad un restauratore professionista. Vediamo quali sono i più comuni difetti che è possibile individuare su una stampa:
Macchie di colore rossiccio o marrone. Non se ne conoscono esattamente le cause e non è comunque possibile eliminarle.
Increspature e ondulazioni. La carta tende ad espandersi con l’umidità e a restringersi con il calore, per cui, se la stampa incorniciata non trova spazio per espandersi, tenderà a sollevarsi formando delle increspature. Questo non è un difetto vero e proprio e può essere facilmente risolto dal corniciaio. Qui bisogna però fare una precisazione: a volte il cliente si lamenta perché le incisioni e le acqueforti non stanno perfettamente piatte. E’ il caso di ricordargli che l’ondulazione della carta di incisioni e acqueforti è l’effetto della pressione della piastra sulla carta: è quindi una loro caratteristica e non va eliminata.
Scoloritura e sbiadimento dei colori. Provocati dall’esposizione alla luce sono, purtroppo, dei danni irreversibili. Le luci più dannose sono la luce solare, diretta o indiretta, e quella di lampade fluorescenti. Se il quadro è esposto a queste fonti luminose subisce delle alterazioni chimiche che, oltre a far sbiadire i colori, possono, nel tempo, rendere la carta più fragile.
Deterioramento e disfacimento. Si verificano particolarmente quando la carta è composta da cellulosa di legno, come quella dei giornali. Il deterioramento è accentuato in presenza di luce, umidità e temperature elevate, ma anche l’inquinamento atmosferico può contribuire a provocare questi danni.
Macchie scure sulla stampa. Possono essere di vario genere e spesso sono causate da precedenti incorniciature effettuate con sistemi non adatti. Tipica macchia è quella dovuta agli acidi del passepartout migrati sulla stampa. Al corniciaio è imputabile anche la macchia a strisce, effetto di un supporto di cartone ondulato, che lascia strisce nella direzione dell’ondulazione. Altre volte si può notare perfino la giuntura di vari pezzi di cartone, che sono stati usati come supporto alla cornice.
Il principio basilare
La regola fondamentale dell’incorniciatura conservativa è che la stampa, dopo l’incorniciatura, deve poter essere riportata al suo stato originale senza subire danni. Di conseguenza:
non deve subire alcuna alterazione fisica, né essere tagliata o piegata.
se viene incollata o fissata ad un supporto, deve poter essere staccata senza alcun danno.
non deve essere messa a contatto con altri materiali contenenti acidi, poiché ne potrebbe essere intaccata.
non deve subire alterazioni cromatiche e chimiche dovute alla esposizione al sole, ai raggi ultravioletti, al fumo, all’inquinamento, all’umidità, agli agenti atmosferici, agli insetti.
Analizziamo ora dettagliatamente i vari elementi della cornice e vediamo quali sono i materiali da consigliare e quelli da proibire nella “incorniciatura conservativa”.
Il vetro
Le opere d’arte su carta vanno sempre protette dal vetro o da una lastra di materiale acrilico trasparente. Il vetro non contiene acidi e quindi non danneggia la carta, però la diversità di temperatura tra l’ambiente esterno e l’interno della cornice crea a volte una condensa e facilita l’insorgere di muffe e parassiti che possono danneggiare la carta. Tra il vetro e la stampa deve rimanere, quindi, uno spazio di alcuni millimetri. Per ottenerlo, la soluzione più ovvia è l’inserimento di un passepartout a smusso che, tra l’altro, può svolgere anche una funzione estetica (figura 1).
Figura 1
Nella incorniciatura conservativa deve rimanere sempre uno spazio tra il vetro e la stampa.
Se la stampa viene incorniciata senza il passepartout, bisogna ricorrere ad un altro sistema per distanziare il vetro dalla stampa: una sottile striscia di cartone acid-free potrebbe essere adatta allo scopo, così come un distanziatore di materiale plastico, purché sicuramente esente da acidi. Distanziatori di legno non sono consigliabili perché il legno non è acid-free.
Se al posto del vetro si usa una lastra di materiale acrilico trasparente (crilex, polistirene, plexiglas, ecc.), si elimina il problema della condensa all’interno della cornice; meglio ancora se il materiale acrilico è anche resistente ai raggi ultravioletti, così si riduce pure l’effetto nocivo della luce diretta sulla stampa (sbiadimento dei colori e ingiallimento della carta). I materiali acrilici però sono più soggetti a graffiature e più difficili da pulire; inoltre sono elettrostatici e quindi attirano maggiormente la polvere, per cui sono controindicati nell’incorniciatura di quadri a carboncino o pastello, poiché tendono ad attirare particelle del colore.
Il passepartout
Deve essere acid-free, possibilmente di cotone 100% (ragboard). Si trovano oggi in commercio molti tipi di passepartout di cartone a diverso grado di acidità, ma la tendenza dei produttori è quella di mettere in commercio solo passepartout acid-free. Il passepartout di cartone è generalmente composto da un sandwich di 3 elementi:
- il cartone vero e proprio, che costituisce l’anima del passepartout
- la carta che riveste il cartone e che è la parte visibile del passepartout
- la carta bianca che copre il cartone all’interno.
Tutti questi elementi, inclusa la colla che li assembla, devono essere acid-free per evitare la migrazione degli acidi. Dovendo fare una classifica di importanza si può affermare che la carta interna e l’anima in cartone devono essere assolutamente acid-free, mentre la carta che riveste il cartone, non essendo a contatto diretto con la stampa, potrebbe anche non essere acid-free.
Esistono inoltre i cartoni cosiddetti “Museum”, che sono composti al 100% di cotone e rappresentano il massimo in fatto di conservazione. Una volta venivano prodotti solo cartoni “Museum” di colori chiari (dal bianco al panna), ma oggi ce ne sono in commercio anche di colorati.
Come parte integrante del passepartout dobbiamo considerare anche il suo supporto, cioè un altro cartone ugualmente acid-free che deve stare sotto la stampa e che deve essere fissato al passepartout sul lato lungo con una cerniera di nastro adesivo in tessuto gommato (figura 2). Il nastro adesivo non dovrebbe mai essere a contatto con la stampa.
Supporto della cornice
Dietro il supporto del passepartout va messo un altro foglio di materiale rigido che serve per dare maggiore stabilità alla cornice. Questo foglio non è a diretto contatto con la stampa e perciò il rischio di migrazione di acidi è minore, tuttavia per maggiore precauzione è bene evitare certi materiali come cartone grigio, masonite, cartone ondulato, compensati, truciolati che sono tutt’altro che acid-free. Sono preferibili dei pannelli di schiuma poliuretanica ricoperti di carta su entrambi i lati o dei cartoni ondulati acid-free specifici per questo uso, recentemente apparsi in commercio.
Come fissare il quadro
Nella incorniciatura conservativa riveste molta importanza il modo in cui la stampa viene fissata al supporto. Innanzitutto dobbiamo precisare che la stampa non va fissata al passepartout, ma al supporto del passepartout. I sistemi di fissaggio maggiormente consigliati sono: strisce di carta di riso; triangolini negli angoli; strisce rese adesive solo per metà. Vediamoli in dettaglio.
Carta di riso
La carta di riso viene usata perché è composta da fibre vegetali, è resistente, flessibile ed acid-free. In commercio ne esistono di varie grammature. La carta da scegliere dovrebbe avere una grammatura leggermente inferiore a quella del quadro da incorniciare, essere sufficientemente forte da sostenere la stampa, ma non così grossa da lasciare segni sulla stampa ed essere un po’ meno resistente della carta della stampa, poiché in caso di caduta della cornice, è meglio che sia la carta di riso a spezzarsi e non la stampa. La carta di riso è fornita in fogli interi e va ridotta in striscioline larghe circa 3 cm, strappandola con le mani e non con la forbice o il trincetto. In tal modo i bordi restano leggermente frastagliati e non lasciano tracce nel quadro. La carta di riso va sempre incollata con pasta di amido o di riso. Vedremo più avanti il perché.
Il sistema di utilizzo delle strisce è diverso a seconda delle circostanze:
Se i bordi della stampa vengono coperti dal passepartout, si applicano due strisce di carta di riso vicino alle due estremità del lato alto della stampa, in modo che metà sia attaccata alla stampa e metà al supporto del passepartout. Naturalmente la parte attaccata sulla stampa sarà poi nascosta dal passepartout. Stampe di grandi dimensioni possono richiedere anche una terza striscia, che va posta nel centro del lato alto, mentre non è consigliabile applicare una striscia continua lungo tutto il lato alto, altrimenti la stampa non avrebbe la possibilità di espandersi. Per la stessa ragione non bisogna applicare strisce di carta di riso anche sugli altri lati della stampa . Con questo sistema si deve incollare la parte diritta della stampa . C’è quindi il rischio di alterare la stampa e il problema di dover nascondere con il passepartout le strisce di carta di riso. Una procedura più sicura consiste nell’applicare le strisce sul retro della stampa. Con questo sistema le strisce vengono incollate solamente sulla metà che aderirà alla stampa e vengono applicate nel retro della stampa; sopra ad esse vanno poi incollate altre strisce più grandi che hanno la funzione di far aderire il tutto al supporto del passepartout come si vede nella figura 2.
Figura 2 Figura3
Se la stampa viene esposta completamente e quindi non viene coperta dal passepartout, le strisce di riso vanno applicate sul retro della stampa e ripiegate a V come si vede nella figura (figura 3).
Figura 3 Figura 4
Per evitare il rischio che il peso della carta tenda a staccare le strisce, se ne può incollare una in senso orizzontale a rinforzo della prima (figura 4).
Quando la stampa va appoggiata sopra il fondo senza passepartout si può praticare una fessura nel supporto del passepartout, in modo che la striscia venga incollata per metà sul retro della stampa e per l’altra metà sul retro del supporto del passepartout (figura 5).
Figura 5
In alternativa al sistema precedente è possibile applicare il seguente procedimento. Tagliate un pezzo di cartone o cartoncino acid-free di misura appena inferiore alla stampa da fissare; applicate due strisce di carta di riso sulla stampa, risvoltatele oltre il bordo alto del cartoncino e incollate l’altro lembo della striscia sul rovescio del cartoncino. A questo punto potete fissare il cartoncino al supporto del passepartout con del nastro adesivo. Questo sistema è consigliabile, quando si vuole che la stampa resti leggermente staccata dal fondo per ragioni estetiche o per evitare che venga a contatto con materiali non acid-free (foto).
Figura 6
I triangolini
I triangolini, che si usavano una volta per fissare le fotografie sugli album, in determinate circostanze possono essere consigliabili per tenere ferma la stampa al supporto. Sono particolarmente adatti per fissare le foto o per stampe che abbiano una certa rigidità. Ne esistono in commercio sia di carta che di materiale plastico. Naturalmente anche i triangolini, dal momento che andranno a diretto contatto con la stampa, devono essere assolutamente acid-free. Possono essere fissati al supporto del passepartout con della colla acid-free oppure con una striscia di nastro adesivo acid-free. (figura 6). Per ragioni estetiche il passepartout deve coprire i triangolini; se ciò non è possibile bisogna asportare la parte centrale che risulterebbe visibile. Se ciò non è sufficiente non resta che adottare un sistema di fissaggio diverso. I conservazionisti a oltranza, comunque, hanno qualche perplessità sulla validità dei triangolini, perché sostengono che non lasciano alla stampa la possibilità di dilatarsi e inoltre temono che la stampa possa fuoriuscire dai triangolini, specialmente se il quadro viene spedito.
Le strisce semiadesive
Sono spezzoni di strisce adesivizzate solamente per metà. Le strisce vengono applicate al supporto del passepartout mediante la parte adesivizzata, mentre la metà senza adesivo, viene appoggiata sopra la stampa che resta così bloccata, senza venire intaccata da colle o adesivi . Le strisce possono essere applicate al centro di ognuno dei 4 lati della stampa; per stampe di dimensioni più ampie si possono mettere due o più strisce per ogni lato (figura 8).
Figura 7 Figura8
Questa soluzione, che dovrebbe essere accettata anche dai conservazionisti più esigenti, in realtà non è esente da difetti. Le critiche al sistema sottolineano il fatto che, ancora una volta, la stampa viene bloccata senza la possibilità di espandersi; inoltre, in caso di urto, la stampa può venire danneggiata; infine, il bordo delle strisce, essendo tagliato in modo netto, potrebbe lasciare il segno sulla stampa.
Nastri adesivi
Il nastro adesivo è una delle principali cause del deterioramento delle stampe e quindi va assolutamente proibito nella incorniciatura conservativa. Sono ammessi solamente nastri adesivi acid-free, ma da impiegare esclusivamente per le parti della cornice che non entrano in diretto contatto con la stampa. La ragione è da ricercarsi nel fatto che l’adesività e la viscosità vengono ottenute con sostanze che possono alterare la carta a cui aderiscono.
In commercio esistono vari tipi di nastri adesivi acid-free. Si possono classificare schematicamente in nastri adesivi di carta e nastri adesivi di tessuto. Questi ultimi, essendo più resistenti, sono più indicati per incernierare su un lato il passepartout a smusso con il supporto del passepartout.
Il nastro adesivo acid-free più conosciuto e più usato è il Filmoplast, che ha la caratteristica di essere reversibile, cioè di poter essere rimosso con facilità, semplicemente bagnandolo. Una prima mossa del corniciaio in direzione della incorniciatura conservativa potrebbe essere la decisione di usare sempre, per tutte le applicazioni, il nastro Filmoplast o un altro nastro ugualmente acid-free.
La colla
La colla deve essere rigidamente acid-free e deve essere reversibile, cioè deve poter essere rimossa facilmente per poter riportare la stampa allo stato originale anche a distanza di molti anni. La colla di amido o di riso risponde a questi requisiti. Prima di utilizzarla questa colla va cotta seguendo questa procedura: diluite la polvere di amido in una uguale parte di acqua, mentre fate scaldare separatamente 5 parti di acqua fino quasi a ebollizione. Versate poi gradualmente l’acqua calda nella mistura fredda, che avete preparato a parte, mescolando continuamente e scaldate il tutto per circa 20 minuti, senza far raggiungere l’ebollizione. Lasciate raffreddare e passate la miscela ottenuta attraverso un filtro per trattenere eventuali grumi. La colla può durare per 5/6 giorni, se viene conservata in frigorifero, altrimenti dopo 2/3 giorni comincia a puzzare e a perdere la sua adesività. E’ buona cosa, quindi, limitarsi a preparare solamente la quantità che si presume verrà pienamente utilizzata. Per evitare questo inconveniente, si può far ricorso alla carta di riso preincollata essiccata, che basta inumidire con acqua per fare tornare nuovamente appiccicaticcia.
Un’alternativa alla colla di amido o di riso è la colla di cellulosa metilica: viene commercializzata in polvere, non richiede cottura, ha una durata maggiore, è reversibile con l’acqua ed ha un potere adesivo leggermente inferiore alla colla di amido.
La cornice
La cornice ovviamente deve essere un po’ più ampia della stampa, per non costringerla, ed essere sufficientemente robusta per sostenere il vetro, il supporto, la stampa, ecc. Il legno non è certamente un materiale acid-free e perciò non deve mai venire a contatto con la stampa incorniciata, funzione che può essere svolta dal passepartout. Ma se il passepartout non c’è, bisogna ricorrere a qualche altro accorgimento per isolare la stampa, come ad esempio rivestire l’interno della cornice con un nastro adesivo acid-free.
Questo accorgimento, che è valido anche per incorniciature non conservative, diventa particolarmente importante se il soggetto incorniciato ha un alto valore commerciale, storico, artistico.
Le operazioni finali
Gli accorgimenti da prendere nella incorniciatura conservativa, per quanto riguarda le operazioni finali di chiusura della cornice e applicazione dei ganci, sono abbastanza semplici e intuitive, ma per questo non meno importanti.
E’ consigliabile proteggere il quadro dalla polvere, applicando sulla parte posteriore del nastro adesivo acid-free. L’alternativa di coprire completamente il retro con carta protettiva non è consigliabile, sia perché la carta è facilmente soggetta a rottura, sia per le eventuali etichette che vi si possono applicare. E’ importante che il quadro respiri e che dietro vi sia, quindi, una certa circolazione di aria, altrimenti potrebbero insorgere delle muffe o altri effetti dovuti all’umidità. Sugli angoli è consigliabile applicare dei feltrini o gommini che distanzino leggermente la cornice dal muro per lasciare circolare l’aria.
I ganci devono essere robusti per evitare cadute accidentali della cornice.
Come “vendere” l’incorniciatura conservativa
All’estero, specialmente in America e in Inghilterra, le tecniche di incorniciatura conservativa sono molto più sviluppate che in Italia. Da noi solamente negli ultimi anni si è cominciato a prendere consapevolezza che il problema della conservazione delle opere d’arte su carta investe direttamente il corniciaio. Colui che intenda specializzarsi in questo settore trova, perciò, ampio spazio e parecchie possibilità di emergere, poiché la tendenza in favore della incorniciatura conservativa si andrà sempre più diffondendo nel prossimo futuro.
Occorre però svolgere un’opera di informazione presso la clientela: quando porta un quadro a incorniciare, il cliente, generalmente non sa che esiste la possibilità di incorniciarlo in modo “conservativo”. Se il quadro merita di essere conservato e protetto nel tempo, sarà compito del corniciaio informare il cliente della possibilità dell’incorniciatura conservativa in alternativa a quella tradizionale, anche se spetterà poi al cliente la decisione finale. In America i manuali di incorniciatura, le riviste tecniche e le associazioni dei corniciai consigliano addirittura di far firmare al cliente una dichiarazione in cui si assume la responsabilità della sua scelta. E’ una dimostrazione della grande importanza che il problema della conservazione ha acquistato in quel paese.
Per facilitare l’informazione sull’incorniciatura conservativa, il corniciaio dovrebbe tenere sul banco qualche opuscolo a disposizione dei clienti o esporre, sia in vetrina che all’interno del negozio, un cartello illustrativo del problema, che informi come il negozio sia specializzato nella tecnica conservativa. Sarebbe anche utile inviare una lettera a quelle istituzioni locali che possono essere interessate alla incorniciatura conservativa come musei, pinacoteche, biblioteche, università o circoli culturali, così come agli antiquari e ai restauratori della zona.
La decisione di specializzarsi nella incorniciatura conservativa richiede un certo impegno in termini di organizzazione, di preparazione, di materiali, di mezzi finanziari. Una soluzione può essere quella di adottare una via di mezzo, decidendo, per esempio, di usare sempre materiali acid-free (specialmente nastri adesivi e cartoni a smusso). Queste decisioni dovrebbero essere pubblicizzate sia in negozio che in vetrina con un cartello come quello qui riportato come esempio.
Il prezzo
Il prezzo della cornice ottenuta con le tecniche della incorniciatura conservativa è ovviamente più alto del normale. Il cliente accetta di pagare di più? Dipende dalla capacità del corniciaio di spiegare al suo cliente le ragioni per cui l’incorniciatura conservativa è più costosa. Il cliente posto davanti alla prospettiva di spendere il doppio, ma di avere la garanzia che il suo quadro sarà in perfette condizioni per tutta la vita e potrà essere lasciato in eredità ai suoi figli in buone condizioni, accetta spesso di buon grado. Chi porta a incorniciare un quadro intende fare un buon investimento e spesso accetta di pagare di più, pur di avere la sicurezza che il suo investimento non correrà alcun rischio.
Per saperne di più
“Conservation Framing” by Ann Ferguson
“Curatorial Care of Works of Art” by Anne F. Clapp
“Guide to Environmental Protection of Collections” by Barbara Appelbaum
“How to Care for Works of Art on Paper” by F. Doloff and R. Perkinson
“Matting and Hinging of Works of Art on Paper” by Merryl Smith
“The Museum Environment” by Garry Thomson
“The Life of a Photograph” by Laurence Keefe and Dennis Inch
“The Care of Photograph” by Siegfred Rempel
“The Care of Print and Drawings” by Margaret Ellis
“Guidelines for Framing Works of Art on Paper” by PPFA